Smartworking e caro bollette:
conviene o non conviene?       

In queste settimane, complici il carovita e un’inflazione che sta sempre più prendendo il sopravvento, ci si interroga molto su come organizzare il lavoro, e cosa possa effettivamente convenire al lavoratore e/o all’azienda.

I giornali e il web sono popolati da titoli clickbait che, al solito, non depongono a favore dello smartworking. Da un lato, infatti, con le bollette alle stelle, viene facile pensare che le aziende, per risparmiare, mettano le persone a lavorare da casa.

Dall’altra non è pensabile che siano le persone, già “piegate” dall’inflazione, a rimetterci soldi che l’azienda non vuole spendere. Diventa anche e per fortuna un tema sindacale, su cui si è espressa molto chiaramente Tania Scacchetti, segretaria confederale Cgil: “Molti accordi già riconoscono contributi forfettari per i lavoratori da remoto”, dice “Ma una cosa deve essere chiara: lo smart working non può diventare una penalizzazione. E neanche un modo per risolvere i problemi dell’azienda: bollette alte, allora chiudo e tutti a lavorare da casa.

Ma quindi, al lavoratore conviene fare smartworking da casa in questo momento di bollette folli?

Secondo Mariano Corso, responsabile dell’Osservatorio Smart Working della School of Management Politecnico di Milano, la risposta è si, conviene in ogni caso.

In un’intervista rilasciata pochi giorni fa afferma che:

“Il rialzo delle bollette e l’inflazione non stanno portando ad un’inversione di tendenza rispetto allo smart working. Anzi, il tema del caro energia, se affrontato in modo razionale, in realtà andrà a costituire un’ulteriore forte motivazione per il consolidamento del lavoro agile”.

I risparmi di questo modello organizzativo possono infatti essere molteplici. Per l’azienda, in termini di spazi e relativi costi energetici; per la società tutta, un risparmio di emissioni CO di 1,8 milioni di tonnellate solo quest’anno appena trascorso (2,5 milioni potenziali, se si tornasse ai numeri di smartworkers del pieno periodo pandemico). Per il singolo, risparmi di commuting di almeno 1000 euro con 2 max 3 giorni a settimana da casa.

Quindi si, lo smartworking è ancora vantaggioso. Ma va affrontato con un approccio razionale e sistemico, che spesso tarda a presentarsi.  

Dopo mesi di quasi totale silenzio, un “revamp” sul lavoro agile viene anche dalla giornata di studi sullo smart working organizzata a fine settembre dall’Inapp (Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche). No alla tentazione di “riportare indietro le bollette dell’orologio”: lo smart working aumenta il benessere organizzativo e l’equilibrio vita-lavoro per il 72 per cento dei datori di lavoro, e favorisce il risparmio dei costi di gestione e l’incremento della produttività. Per la stragrande maggioranza dei lavoratori permette di risparmiare i tempi degli spostamenti, aumenta l’autonomia e rende più efficace il lavoro. Imprese e lavoratori promuovono dunque lo smart working, nonostante ci siano, come è normale, molti punti ancora da sistemare.

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Per questo articolo ringraziamo Martina Sconcerti, Business, Career Coach & Speaker per Radio Smart Working.

Fonte: https://www.huffingtonpost.it/economia/2022/10/05/news/smart_working_bollette_caro_prezzi-10351099/