Vuoi che le persone tornino in ufficio?
Rendilo social!
Ormai lo sappiamo, c’è una grande frattura nelle aziende tra gli assidui frequentatori dell’ufficio e i remote workers “duri e puri”, che non capiscono proprio perché sia necessario spostarsi da casa per lavorare (soprattutto gli under 35).
Il tema del ritorno in ufficio, in modalità pre-pandemia, continua ad essere bollente per l’82% del management d’azienda, secondo il Microsoft Work Trend Index research; le interazioni dal vivo favoriscono la socialità, l’engagement e sviluppano nuove energie. Dall’altro capo del fiume, il 75% dei collaboratori intervistati ha dichiarato di dover cercare una buona ragione per tornare a lavorare in ufficio come richiesto dai propri responsabili.
Insomma, sembra proprio un empasse da duello stile “Spaghetti – Western”.
Come possiamo uscirne? Forse, guardando le cose sotto un altro punto di vista.
Proviamo a ragionare insieme e chiediamoci: quale è l’elemento che rende “engaged” lo stare in ufficio? Come mai la partecipazione in presenza aumenta l’energia e le occasioni di successo?
È perché in presenza si lavora meglio? O forse è perché in presenza è possibile occuparsi di altre persone vere, reali, aiutarle a crescere?
“People care about people”, leggevo in un articolo in americano proprio stamane.
E il valore di tornare in ufficio risiede nelle persone, non nel luogo; il luogo è soltanto un mezzo.
Quindi, se consideriamo che le persone torneranno in ufficio “contente” se potranno interagire con le altre persone, la soluzione è pronta: fare in modo che l’ufficio diventi (o torni ad essere) luogo di scambio, condivisione, partecipazione tra persone.
E cosa significa questo, nel post pandemia?
Ecco alcuni consigli:
- Supportare l’interazione in ufficio. Evitare che i collaboratori passino tutta la giornata in videocall (avrebbero potuto farlo da remoto) ma promuovere invece momenti di connessione, sia programmata che spontanea
- Definire momenti di interazione periodica. Possono essere team meeting settimanali, o un pranzo ogni trimestre. Ma cadenzare l’appuntamento lo renderà speciale, atteso.
- Entrare nell’ottica che quelle interazioni sono comunque lavoro. Sono “benzina” per il cervello, sono spunti, confronti, che genereranno nuova energia e probabilmente nuove idee. Lo sono sempre state in realtà, ma adesso, dopo anni di remoto, si fa fatica a ricordarlo. Anzi, più si sale di livello e più sono vitali proprio per la buona salute del business.
- Crederci veramente: l’autenticità è ormai più richiesta di qualunque altra skill. E.. non è una skill! Ma un’attitudine. La migliore per portare a bordo le persone. E si sa che le persone quando si sentono parte di qualcosa di grande da un lato sono contente, dall’altro tendono a dare il massimo e anche di più.
Nel dubbio, io, fossi un HR o un manager con responsabilità di persone… proverei!
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Per questo articolo ringraziamo Martina Sconcerti, Business, Career Coach & Speaker per Radio Smart Working.