Se vuoi lavorare in Smart Working,
punta a una grande azienda!
Si è appena concluso il convegno dell’Osservatorio sullo Smart Working del Politecnico di Milano: l’evento “guida” della ricerca della diffusione del lavoro agile in Italia e, in generale, dell’evoluzione dei modi di lavorare.
Già il titolo di quest’anno è stato evocativo, “Smart Working: Il lavoro del futuro al bivio”, ed è vero, ormai lo abbiamo capito che questo clima post pandemico non si rivela particolarmente favorevole alla diffusione del lavoro agile. O meglio, dopo la necessità del 2020 (un primo momento in cui quasi sembrava che ci si potesse credere) il panorama è tornato molto simile a quello pre-pandemia, con la sola differenza che la platea è molto più ampia (per fortuna): 3 milioni 600 mila persone contro i 579k del 2019.
Sono andata a rileggermi i dati del 2019 per trovare analogie e differenze e ho notato, appunto, come il fenomeno abbia ripreso più decisamente i connotati che aveva prima del 2020:
- Maggiore diffusione nelle grandi aziende
- Una certa ostilità nelle PMI
Discorso a parte, invece, per la Pubblica Amministrazione: perché la diffusione o meno di questa impostazione lavorativa è figlia di politiche attuative da parte del Governo, prima espansive e poi fortemente restrittive.
Tuttavia, soffermandoci all’impresa privata in generale, possiamo notare come laddove c’era già una spinta favorevole (o comunque una cultura più propensa) verso lo Smart Working, gli avvenimenti degli ultimi anni abbiano dato una forte accelerata, permettendo a quasi la totalità della popolazione campione di dotarsi di modalità di lavoro agile.
Discorso diverso invece nelle PMI, in particolare, 7in cui si continua a registrare una sfiducia generalizzata; anche se, diciamolo, il 48% delle aziende intervistate è una buona percentuale. Ma continuerà a salire?
Quali sono i prossimi trend?
Altro elemento che emerge forte dai risultati è che le persone, i lavoratori, continuano a chiedere a gran voce di lavorare in Smart Working. E che vorranno farlo nel corso dei prossimi 12 mesi.
Inoltre, analizzando altri trend, sappiamo anche che adesso, più che mai, le persone sono disposte a cambiare per trovare una situazione che le faccia stare bene e che le permetta una sana “work life integration”; soprattutto tra gli under 35!
A proposito di under 35, una ragazza oggi mi chiedeva, appunto, come fare a trovare un lavoro in Smart Working e la risposta immediata che le ho dato è stata quella che trovate anche nel titolo: “prova con una grande azienda, hai ampie possibilità che ti venga dato”.
Peccato che per gli ultimi Millennial e la Gen Z la grande azienda spesso rappresenti tutto quello che non desiderano: la cultura del sacrificio a tutti i costi, del senza orario, poca visibilità (se non dopo anni), stipendi “insomma”, etc etc.
Si, ok che fai Smart Working..ma che significa, che sto sempre a lavorare?
Insomma, la situazione si complica. C’è un bel crash. Sarà interessante osservare come si muoveranno imprese e candidati nei prossimi 12 mesi. Nel frattempo, se cerchi lavoro in smartworking, punta alle grandi aziende, che non sbagli quasi mai.
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Per questo articolo ringraziamo Martina Sconcerti, Business, Career Coach & Speaker per Radio Smart Working.