E se le aziende scioperassero
per ottenere lo Smart Working?

Ma davvero si arriva a scioperare per rivendicare la possibilità di fare smart working?

Pare proprio di si, anche se si tratta ancora di casi isolati.

In questo periodo lo stanno facendo i giornalisti di RCS Media Group, che di fronte agli eccellenti risultati ottenuti proprio non capiscono come mai si debba tornare ad una politica di presenza al 100%

Nel primo comunicato si legge infatti:

“Al 30 giugno 2022 il Corriere è il primo quotidiano italiano in edicola con una customer base digitale totale attiva di 436 mila abbonamenti. Aumentano i ricavi consolidati (+5,7%) e cala l’indebitamento finanziario netto. Tanto che il nostro editore Urbano Cairo parla di «eccellenti risultati economici a conferma della solidità del Gruppo». Risultati resi possibili anche grazie allo sforzo di tutti i giornalisti del Corriere ai quali, oggi, l’Editore decide di chiudere la porta in faccia sui temi che stanno loro più a cuore: la tutela dei posti e della qualità del lavoro e, di conseguenza, quella del nostro Corriere della Sera. A dispetto dei fattori positivi che ogni giorno raccontiamo sul giornale (secondo gli ultimi studi nel 66% dei casi il lavoro agile fa crescere la produttività), si vorrebbe tornare a un modello meno funzionale che avrebbe pesanti ripercussioni sui contenuti del Corriere.”

Comunicato a cui l’Editore risponde: “L’azienda ribadisce inoltre che i contenuti indipendenti, autorevoli e di qualità del Corriere della Sera sono il risultato di una tradizione di lavoro in presenza che valorizza il confronto, il dibattito e lo scambio di opinioni tra i giornalisti.”

E il dibattito va avanti.

Altro sciopero “famoso” è stato quello dei lavoratori del Gruppo Unipol, circa 1 anno fa, quando furono costretti a tornare in ufficio a inizio novembre (per tornare poi da casa poco dopo, visto il rialzo dei contagi).

Dall’estero, grande scalpore ha fatto l’iniziativa del New York Times: Circa 1300 collaboratori si sono rifiutati di tornare in ufficio, minacciando di scioperare se l’azienda non avesse accettato le richieste del sindacato riguardo smart working e aumenti salariali. L’indignazione si è scatenata sui social quando l’azienda ha proposto una “simpatica” lunch box da consumare in ufficio, per invogliare le persone a tornare. Capite bene quanti meme e quante frasi poco eleganti siano girate su ogni possibile social media.

Al di là dei singoli casi, queste notizie fanno riflettere su alcuni punti:

  • Le persone hanno ormai chiaro che esistono molti modi di lavorare, e che possono portare risultati anche senza varcare la porta dell’ufficio ogni giorno. I numeri, d’altronde, parlano.
  • Quelle stesse persone, per la prima volta, stanno condividendo le proprie esigenze di vita con l’azienda per cercare di trovare una strada comune, conveniente ad entrambe le parti. Ma è anche chiaro che ci sono delle esigenze a cui ormai non vogliono più rinunciare. E se persino negli Stati Uniti, dove non esiste il diritto allo sciopero, è arrivata questa ventata “di protesta”, si capisce bene la portata del fenomeno.
  • Lo sciopero è una delle forme più alte di protesta. Prima di quasi tutte le conquiste sindacali (orari, condizioni di lavoro, etc) si è passati dagli scioperi. Sarebbe bello che non fosse necessario per il lavoro agile, ma questi primi esempi potrebbero far pensare che si, se necessario, le persone procederanno anche in quella direzione. E quindi quanto una nuova organizzazione del lavoro sia diventata un’esigenza irrinunciabile.
  • Ancora troppe aziende associano smart working al lavoro da casa. E alla conseguente perdita di un “qualcosa” rispetto alla presenza in ufficio. Che poi è vero, se solo ci fosse la possibilità di spiegare loro che si possono fare entrambe le cose, per il bene di tutti, azienda compresa.
  • È sempre più importante domandarsi come divulgare il messaggio che il lavoro agile è un bene per tutti quelli che possono farlo, azienda compresa. Come fare in modo che sempre più imprenditori si aprano a questa possibilità, senza che sia necessario passare per scontri diretti.

Come dice sempre Chiara Bisconti, Manager, Assessora ed Esperta di Lavoro Agile, “non sappiamo dove ci porterà il lavoro agile. La rivoluzione che ha messo in moto è gigantesca; il punto di arrivo ancora lontano. Nessuno ha in mano la ricetta giusta. Allora cosa facciamo? Andiamo avanti, sperimentando! Senza paura, ma con la voglia di ascoltarsi, capire, proporre, trovare strade nuove e nuove soluzioni”

E quindi, viva la sperimentazione di approcci, con aziende illuminate che mettono il bene dei propri collaboratori al primo posto e di modi di farsi ascoltare, con aziende che ancora proprio non ci pensano.

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Per questo articolo ringraziamo Martina Sconcerti, Business, Career Coach & Speaker per Radio Smart Working.

Fonti:

https://www.primaonline.it/2022/10/06/362797/corriere-senza-firme-il-comunicato-sindacale-e-la-risposta-delleditore/

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/10/19/sciopero-di-due-ore-al-corriere-della-sera-giornalisti-e-poligrafici-chiedono-smart-working-e-certezze-sulla-fusione-con-rcs-edizioni-locali/6844139/