Si alla settimana corta, ma solo se si agisce sul mindset!

Si alla settimana corta, ma solo se si agisce sul mindset!

SI ALLA SETTIMANA CORTA,

MA SOLO SE SI AGISCE SUL MINDSET

Si torna a gran voce a parlare di settimana corta (vedi l’approfondimento sul caso U.K.)

Sono usciti infatti i risultati di uno studio molto ampio, che ha coinvolto 2.900 dipendenti e si è svolto nell’arco di sei mesi tra giugno e dicembre 2022 su aziende di diverso tipo nel Regno Unito.

Ricordiamo infatti che in UK esiste l’organizzazione no profit 4 Day Week Global, che da anni si batte per un nuovo modello organizzativo che preveda una diminuzione di orario a parità di stipendio.

Per l’organizzazione stessa, la pubblicazione dei risultati dello studio rappresenta un «importante momento di svolta». A breve questi stessi risultati saranno presentati alla Camera dei Comuni britannica dal deputato Laburista Peter Dowd, che proprio lo scorso ottobre aveva presentato un disegno di legge che punta a ridurre la lunghezza massima della settimana lavorativa da 48 a 32 ore.

Come si è svolto lo studio?

Le aziende hanno avuto la possibilità di scegliere più opzioni per ridurre l’orario lavorativo mantenendo lo stesso compenso; la stragrande maggioranza ha optato per lavorare lunedì-giovedì.

Risultati?

I sondaggi hanno rilevato che il 39% dei collaboratori ha affermato di essere meno stressato, il 40% dorme meglio e il 54% ha affermato che è più facile bilanciare il lavoro e le responsabilità domestiche.

Il numero di giorni di malattia presi durante la sperimentazione è diminuito di circa due terzi e il 57% in meno di personale ha lasciato le aziende partecipanti rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Per la maggioranza di queste aziende, la nuova modalità organizzativa è destinata a divenire permanente.

Insomma, un successone. Replicabile in altri paesi, in altre realtà? Sicuramente si, con le dovute osservazioni.

UK è un paese in cui la cultura del work-life balance è già una realtà da molto tempo. E’ infatti molto frequente incontrare persone che fanno part time verticali, o che, lavorando con diversi fusi orari, siano disponibili solo in certe fasce orarie, quindi già abituate a mettere confini.

Inoltre, lo straordinario generalmente è, appunto, straordinario. Non una abitudine consolidata.

E anche il management cerca di mantenere un approccio di vita quanto più equilibrato possibile.

Questi elementi sono ancora molto distanti dalla cultura italiana del lavoro; anche se stiamo migliorando: ci sono ancora troppe troppe realtà dove, ad esempio, allungarsi dopo le 18:00 è pratica quotidiana per la maggioranza dei lavoratori.

Significa che, prima di pensare ad un modello su meno giorni, bisogna agire sul mindset e sulla leadership. Altrimenti si continuano a mandare avanti comportamenti sbagliati e stressanti, che diventerebbero ancora più acuti diminuendo l’orario di lavoro, portando quindi all’effetto opposto: più carico di lavoro, più stress, più voglia di scappare.

Quindi, ben vengano gli esperimenti di flessibilità (dalla settimana di 4 giorni alla flessibilità in entrata/uscita, al lavoro da remoto), ma ricordiamoci che, prima ancora degli esperimenti, bisogna preparare le menti, del management e dei collaboratori, affinché tale flessibilità sia realmente possibile anche nell’operatività di tutti i giorni.

Un esempio su tutti? Inutile la settimana corta se il mio manager è ipercontrollante e non mi lascia alcuna autonomia. Il venerdì diventerebbe solo il giorno per cercarsi un altro lavoro.

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Per questo articolo ringraziamo Martina Sconcerti, Business, Career Coach & Speaker per Radio Smart Working.